IDEA N° 1 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO: GUARDA I COLORI

IDEA n° 2 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO : FUNGHI E COLORI

IDEA N° 3 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO : LE BAITE DEI PASTORI

IDEA N° 4 - SVILUPPO .......DISLIVELLO.........TEMPO
TITOLO: RIFLESSIONI (il Giro delle Verginine)

IDEA N° 1 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO: GUARDA I COLORI

Da Orsigna prendi il sentiero 5 .
Il sentiero 5 si stacca dalla comunale per Lavacchini circa mezzo chilometro dopo la borgata “il Molino“ in prossimità di una Verginina in pietra.
Dopo avere superato le borgate di Case Moretto, il sentiero sbocca sulla strada rotabile per Paoluccio. Qui si gira a SX mantendosi sempre sul 5 e si attraversa la località PIAN dell’Osteria, un vecchio rifugio per viandanti in trasferimento dal Granducato allo stato Pontificio. Sulla soglia della costruzione, adesso poco più di una baita per caccia, vedi scolpita la data 1669. L’ultima ristrutturazione risale al 1967.
Dopo avere oltrepassato anche la fonte della Gabelletta il sentiero va in crinale costeggiando quelli che una volta erano campi coltivati, a marzolo.
Al primo bivio prendi a DX e continua in falso piano verso la casetta di Tulio. Sosta sulla terrazza panoramica per vedere i colori della valle.
Rientro attaversano la borgata di Paoluccio (la più alta e suggestiva della vallata). Poi senza rifare il percorso dell’andata si torna a Case Moretto, e si gira verso Case Sandrella, visita alla borgata, se si vuole al ristorante La Selva e poi attraverso la borgata del Casino si rientra in Piazza della Chiesa.

IDEA n° 2 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO : FUNGHI E COLORI

Si parcheggia prima del ponte di Santella dove c’è una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri.
Si percorre la comunale ancora per 300 mt ed alla verginina (da leggere la lapide all’interno) prima del ponte si prende in alto a SX per la borgata Le Biancane.
Si segue fino ad entrare in borgata e poi si prosegue mantenendosi a dx verso la Menta. Da La Menta prima di entrare in borgata si prende il sentiero in alto e lo si percorre fino ad raggiungere il crinale.
Si segue il sentiero di crinale fino al passo Pian della Trave dove si prende il sentiero in basso e si segue fino al fiume.
Il sentiero scende in un punto proprio davanti al molino di Giamba.
A questo punto si puo decidere di andare in paese attraverso il sentiero Giamba – Berto oppure seguire la via del Carbone scendendo fino al campo sportivo e poi ancora a Quadrano e poi riprendere la comunale che ci porterà al punto dove abbiamo parcheggiato.

IDEA N° 3 - SVILUPPO ......DISLIVELLO.......TEMPO
TITOLO : LE BAITE DEI PASTORI
Distensivo e facile, ma di notevole interesse

Da Orsigna prendi il sentiero 5.
Il sentiero 5 si stacca dalla comunale per Lavacchini circa mezzo chilometro dopo la borgata “il Molino“ in prossimità di una Verginina in pietra.
Segui la rotabile per Paoluccio che continua anche se ancora più sconnessa avanti. Si percorre questa strada tagliafuoco la quale termina in località “Casetta di Tulio“, la prima delle baite che saranno il motivo trainante della gita.
Il sentiero però continua nella pineta e si mantiene in quota.
Ogni tanto facendo attenzione sulla sx si scorgono delle radure, qui si possono osservare le vecchie baite dei pastori.

Approfondisci

Si seguono tutte fino ad arrivare alla località fonte della Gabelletta.
Da qui si puo deviare verso la borgata del Fosso e poi ancora verso Case Corrieri dove appena sopra la borgata ce ne è una ultima.
Da Case Corrieri scendendo tramite la via del carbone si ritrova il molino di Giamba e dal sentiero si ritorna nelle piazza.

IDEA N° 4 - SVILUPPO .......DISLIVELLO.........TEMPO
TITOLO: RIFLESSIONI (il Giro delle Verginine)


...Non è difficile imbattersi in queste piccole e solitarie costruzioni che, all’ombra dei castagni, costudiscono Madonne con bambino o anche lapidi votive. Qualsiasi dizionario della lingua italiana alla voce “Edicole Sacre“ fornisce la seguente definizione:
Aedicula = piccola casa = piccole costruzioni adibite ad uso religioso
Quindi le origini remotissime vanno cercate presso i Latini che chiamavano “edicole” anche le nicchie scavate nei muri delle case in cui conservavano le statuette dei Lari e delle altre divinità protettrici.
Ma da queste parti le edicole sono dette più semplicemente “Verginine”. Infatti, quasi sempre accolgono l’immagine delle Vergine Maria.
Di Verginine ce ne sono molte sparse lungo la strada e nei boschi dell’Orsigna, paese piccolo e poco conosciuto che anche attraverso queste semplici costruzioni racconta una parte della sua storia e di quella dei suoi abitanti.
Di alcune Verginine sappiamo che furono costruite “per grazie ricevuta” come quella detta “del Canapaio” (nella cartina è la N° 17) voluta da Amedeo Corrieri, (o forse da lui restaurata una prima volta) che pare fosse miracolosamente guarito da una grave malattia.
Ne è un esempio la verginina di Case Sandrella detta verginina del poggio. Nella Lapide si legge: ”in memoria del marito Antonio Caporali, qui perito lavorando.”
Gli anziani del paese raccontano che Antonio cascò giù da un castagno proprio lì vicino mentre tentava di scuoterlo per far cadere i ricci (che da queste parti si chiamano Cardi) pieni di castagne già mature. Era ancora autunno, ma il tempo si metteva al peggio. Tutti prevedevano un'improvvisa gelata che avrebbe rovinato il raccolto delle castagne, il che significava patire la fame per molti mesi.
Antonio non voleva farsi sorprendere da quel freddo precoce e inatteso, voleva far cadere i cardi, voleva raccogliere le castagne prima che gelassero. Voleva fronteggiare l’inverno in montagna, un inverno che comincia presto e finisce tardi e che si teme e si aspetta prima ancora della data sul calendario.
E’ una delle tante storie!
Ogni verginina infatti è testimone di un mondo speciale, fatto di uomini e di donne che combattevano contro una terra difficile, traendone con fatica il necessario per vivere, un giorno dopo l’altro, una stagione dopo l’altra. E ci raccontano anche del rapporto che questa popolazione di montanari aveva con la religione che a volte si mescolava con credenze e superstizioni.
Dunque non è opportuno insistere nella ricerca di un valore storico da attribuire alle edicole sacre presenti in questa zona. E’ opportuno semmai sottolineare la suggestione di queste piccole opere che pur riproponendo motivi noti (si pensi per esempio all’immagine ricorrente della Madonna con bambino o della madonna trafitta da sette spade; oppure all’uso di materiali semplici come il sasso o la pietra sfogliata) assumono un chiaro valore umano ed affettivo, sottolineando un sentimento religioso schietto e autentico.
Ricerche locali permetterenno di accostarsi meglio di questo imperfetto tentativo al vero motivo della costruzione di ognuna di esse; raccogliendo tutte le indicazioni e con l’aiuto di esperti sarà forse possibile ricostruire anche la loro evoluzione storica.
Infatti alcune hanno subito un primo restauro all’inizio del 1900, altre sono state spostate quando la nuova strada rotabile ha sostituito la vecchia mulattiera, (vedi per esempio la “verginina dello Stecco”.)
Quasi tutte sono state ristrutturate di recente. Il loro recupero voluto dagli abitanti dell’Orsigna è stato portato a termine grazie all'impegno di un ristretto gruppo di persone, un'iniziativa che si colloca all’interno di un più ampio progetto di valorizzazione dela vallata.
Infine ce ne sono alcune di recente costruzione sorte ancora una volta per soddisfare quel bisogno antico di ringraziare il cielo, per chiedere protezione, per la loro eterna funzione di presenza rassicurante, per non voler spezzare il filo della memoria, o forse solo per lanciare ancora una volta un invito gentile al viandante perchè si fermi e dica almeno “Ave Maria”.

Una facile escursione a piedi.
Tralasciando a questo fine le Verginine disposte lungo la stada conunale si suggerisce l’itinerario che con partenza dalla piazza del paese si dirige verso “Il Casino” e soffermandosi nelle immediate vicinanze di Case Sandrella, si raggiunge la borgata di “casa Colonna”. Si prosegue poi per Poggignocco. Tempo impiegato circa 50 minuti.
Oppure si potrebbe decidere di seguire l’itinerario della processione che nel giorno dell’Ascensione si sviluppava dalla Chiesa per un viottolo ombroso e fresco. Dopo avere sostato in preghiera davanti ad ogni Verginina incontrata lungo il cammino raggiungeva la croce di legno posta all’inizio dei campi di Paoluccio. Allora tutti questo campi erano coltivati.
Qui il Parroco si voltava verso l’alto e dava la benedizione alle messi, nello stesso momento le campane suonavano gettando nella valle una preghiera di pace.
Qualsiasi itinerario il visitatore scelga di percorrere, egli avrà modo di conoscere meglio alcuni aspetti della tradizione e della cultura montanara. Sarà un piccolo viaggio attraverso una fede semplice e di un passato ormai avvolto nella disattenzione della civiltà urbana.
La sosta davanti a queste piccole costruzioni – rifugi dell’animo oppure anche del corpo, se la pioggia cadeva all’improvviso – che sorgono in mezzo alle selvi, circondate da felci a da rovi di more, non potrà che suscitare un sentimento di rispetto di chi è stato capace di una fede composta ma intensa.
Ognuna di esse emanerà sempre quella dolce malinconia per il passato, quel senso di serena fiducia, lo stesso che faceva fermare per una preghiera prima di rientrare a casa la sera: un momento di riposo, di silenzio o forse anche di speranza - una speranza impalpabile come le numerose stelle delicatamente dorate che illuminano la volta della verginina del “Piano.”

Stralcio dell’Articolo “Una preghiera fra i monti“ pubblicato sulla rivista Pistoia Programma (edito dalla CCIA di Pistoia) scritto nel 1998 da Gloria Venturi e Alessandro Sabatini.